Acireale

Il Presepe Settecentesco

Il presepe può essere visitato sia durante tutto l’anno.
Prima di prenotare controlla date, orari e disponibilità.

Il presepe settecentesco di Acireale, situato nella chiesetta di Santa Maria della Neve, rappresenta una delle creazioni maggiormente suggestive del territorio siciliano.

L’opera d’arte, risalente al ‘700, si trova all’interno di una grotta di pietra lavica, avvolta in uno scenario naturale e caratteristico della zona.

Un sabato di fine estate del 1741, Don Valerio Mariano ed altri suoi confratelli, rientrando da un pellegrinaggio, si ritrovano a precorrere il bosco di Aci, sorpresi da un temporale di fine agosto, si rifugiano all’interno di una grotta lavica che si diceva fosse abitata da presenza demoniache e belve feroci, che altro non erano che briganti nascosti pronti ad i passanti che percorrevano il tragitto con i carretti.

Folgorati dalla bellezza di un paesaggio così suggestivo, nacque l’idea di trasformare quella grotta in un luogo di fede e speranza.

Il presepe è composto da 35 personaggi ad altezza d’uomo che presentano il volto in cera e il corpo in legno. Unica eccezione è rappresentata da Gesù bambino, bue ed asinello, realizzati interamente in legno.

L’arte della ceroplastica, un’arte antichissima utilizzata già dagli antichi greci e romani, trova il suo momento di splendore anche in Sicilia del Settecento grazie all’artista siracusano Gaetano Zummo.

Nel corso dell’Ottocento, il presepe viene arricchito con nuovi personaggi, grazie ad artisti come Mariano Cormaci, artista acese, e Santi Gagliani, artista romano.

Dando uno sguardo al presepe, si possono scorgere figure tipiche dei presepi meridionali, come “Iannuru”, ossia gennaio, che rappresenta gli individui ai margini della società che non vengono accettati dal popolo, “Maravigghiatu da rutta”, ossia il meravigliato della grotta, che vedendo la luce della stella cometa decide di seguirla, rimanendo meravigliato dall’amore trovato in un ambiente apparentemente angusto.

La donna accanto a “Maravigghiatu da rutta” è “a susannedda” (la piccola Susanna), pastorella che, avvertita della notizia che una famiglia proveniente da molto lontano era appena arrivata nella grotta dove probabilmente avrebbe partorito il salvatore dell’umanità, riempie un cesto con tutto ciò che possiede nella sua povertà per portarlo in dono alla famiglia. Ella rappresenta tutte le donne del mondo che si prendono cura prima degli altri e poi di loro stesse.

Data l’azione corrosiva del tempo, dell’umidità e dei microrganismi, i personaggi del presepe hanno necessitato di un restauro. Il primo è avvenuto durante i primi anni del Novecento ad opera della ceroplatica acese Giovanni Strano.

Nel 1979, la sovraintendenza ai beni culturali di Catania procede ad un secondo restauro e dà dimora fissa al presepe che fino ad allora veniva montato e smontato tutti gli anni. La tradizione, fino a quel momento, voleva che la frutta presente nel presepe fosse vera. Al fine di preservare il presepe questa tradizione viene interrotta.

Attualmente il presepe settecentesco è gestito dall’Associazione Presepe.

Il presepe può essere visitato sia durante le festività natalizie, che durante l’anno su prenotazione.

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